…e i consigli comunali di aprile-maggio
Lockdown
Da metà Marzo a metà Aprile abbiamo deciso di adeguarci a questo tempo sospeso che abbiamo vissuto. Ci siamo dati come ordine, una volta tanto, di non disturbare il manovratore. In un momento di emergenza (non parliamo di guerra, per carità) è giusto che chi ha le redini dell’amministrazione venga supportato se necessario anche col silenzio. In una situazione come questa non ci si doveva mettere a favore di telecamere.
In realtà non ci siamo mai veramente fermati. Pur evitando ogni intervento pubblico abbiamo continuato a riunirci e anche a cercare di interloquire con l’amministrazione su alcune questioni, senza passare per i giornali ed i social network. E, ahimè, senza un gran riscontro.
Sospensione dei servizi sociali e socio-sanitari
Già il 9 marzo per esempio avremmo voluto cercare di contribuire ad evitare la completa sospensione dei servizi diurni ai disabili, chiedendo dei servizi domiciliari sostitutivi. La riposta è arrivata un mese e mezzo dopo. L’Asp ha detto che la colpa era delle famiglie, che non volevano gente per casa, e del gestore che rifiutava di mandare gli operatori. Senonché il motivo di tutto ciò è piuttosto chiaro: non c’erano i dpi. Giustamente gli operatori si sono rifiutati di andare allo sbaraglio e mettere in pericolo la salute propria e degli assistiti.
Neanche alla casa di riposo, a quanto pare, c’erano i dpi. Visto che le raccolte di fondi meritoriamente promosse dal Comune hanno avuto buoni risultati, si poteva considerare questa dei servizi ai disabili una priorità, al pari del personale comunale. La risposta dell’Asp, a precisa domanda, è stata invece che “toccava al gestore procurarsi i DPI”.
La stesa casa di riposo, del resto, senza tante differenze da quel che è successo in tutta Italia, non aveva probabilmente un piano di emergenza, né protocolli di sicurezza adeguati, né scorte di presidi (a precisa domanda nessuno ha risposto). E va anche considerato che se a Jesi, “per fortuna” non è successo nulla (così direttore Asp e assessore), nonostante la grave imprudenza commessa nel tenere dentro personale malato, in altre case di riposo vicine (San Marcello e Cingoli in particolare) è stato un dramma. E non dimentichiamo che la gestione di Cingoli è Asp9, cosa che nessuno ha sottolineato perché è molto più comodo prendersela con la Regione, che da parte sua non è stata affatto tempestiva.
Ancor oggi che l’allarme sembra essere allentato dovrebbero essere rafforzati gli interventi straordinari a sostegno ai genitori, con supporti differenziati in base a esigenze e disponibilità, quali congedi parentali o bonus per babysitter o caregivers; ma anche ulteriori interventi a supporto dello smart working, rotazione, part time ecc. Sarebbe stato utile definire anche supporti alle famiglie più in difficoltà con interventi di educativa domiciliare e con interazioni a distanza per formare i genitori e affiancarli nella gestione dei figli piccoli.
Guardando alla gestione della pandemia
Certo col senno del poi è tutto più facile, ma almeno da aprile si è capito quale fosse il modello migliore: preparare piani precisi, rifornirsi prima delle attrezzature necessarie, praticare test quanto più possibile estesi a cominciare dagli operatori, tracciare i contagiati, disporre il ricovero dei malati sintomatici prima dell’aggravamento che può rivelarsi fatale. Perché non dirlo, riconoscendo che qui come altrove questo modello ha faticato ad emergere, invece di vantarsi di una gestione inappuntabile? Buon segno invece che l’amministrazione sembra essersi finalmente convinta che ha precise responsabilità in materia di salute. Non così ancora in campagna elettorale, quando il Sindaco protestava di non avere competenze in materia.
Più in generale lo #stareacasa ha rivelato ben presto la sua natura classista, diseguale e discriminatoria. La questione reale non è mai stata tout court «chiudere o tenere aperto», ma chiudere e tenere aperto cosa, con quale criterio e responsabilizzando chi.
Alcune delle persone che più avrebbero avuto bisogno di aiuto, per quanto di nostra esperienza diretta, sono rimaste fuori dai contributi per esempio perché in assenza dei patronati non sanno nemmeno a chi rivolgersi per fare la domanda.
Abbiamo prodotto delle trasmissioni in cui abbiamo messo in evidenza alcuni dei bisogni della scuola, sulla situazione delle imprese culturali, sulle questioni di genere esasperate dal lockdown, sulla resistenza che continua a camminare sulle gambe di tutti noi.
Abbiamo fatto domande, ebbene si, perché questo ringraziarsi a vicenda e ripetutamente a tratti è parsa l’attività principale dell’amministrazione ed è presto diventato stucchevole
Rivendichiamo il lavoro critico e positivo che stiamo facendo come qualcosa di utile per gradualmente superare la retorica del deserto e dell’abnegazione, per mettere a fuoco lutti ed energie, che hanno caratterizzato questi giorni insieme sospesi e convulsi, in un pensare e un agire (politico) che trovino il loro senso nella socialità e nella comunità.
Scuola Martiri della libertà
Al primo consiglio di maggio abbiamo presentato un’interrogazione sulla situazione della scuola Martiri della Libertà, che non è servita a molto perché a parte le colpe che magari non sono del Comune, c’è stato un clamoroso errore di valutazione, tanto che erano state persino lasciate dentro tutti gli arredi e le attrezzature, oggi naturalmente inservibili. Ma soprattutto in questi anni nessuno ha pensato a trovare una soluzione per garantire una sistemazione dignitosa a questi bambini in attesa della fine dei lavori. C’è stata una sottovalutazione della questione ed un’impermeabilità alle richieste dei genitori e dei prof. Forse sarebbe costato di più delle soluzioni di emergenza, anche tenendo conto della spesa ingente che il comune si sta sobbarcando per assicurare il servizio di trasporto.
Rendiconto
In effetti è rispuntata anche di recente la parola magica che tronca qualsiasi dibattito: “non ci sono i soldi”. Senonché lo scorso anno questa amministrazione virtuosa ha contratto nuovi debiti per oltre 7 milioni di euro (su un debito totale che ha sfondato i venti milioni).
Bene anche il debito, specie quando serve per investimenti: lo abbiamo sempre detto. Le scelte però vanno giustificate. Secondo noi, per esempio, l’Università o l’Arcafelice, o il Moriconi, se ben gestiti, potrebbero valere di più, per dire, dello Stupor mundi, che ci costerà oltre mezzo milione nei prossimi 3 anni (poi non si sa). Comunque quest’amministrazione si è rimangiata in un anno metà della rimonta sul debito che aveva realizzato nei sette anni precedenti.
Altre volte invece i soldi si trovano. Così per esempio per certi finanziamenti culturali oggetto di una nostra interpellanza. E allora si mantiene una tassa di soggiorno elevata – che sicuramente non favorisce il lavoro di chi offre alloggio e a cascata di chi dovrebbe far ripartire il turismo – per finanziare la pubblicazione di un libro o le feste di quartiere più care ai supporters dell’amministrazione.
Vogliamo derubricare a cosa senza importanza o addirittura a motivo di vanto? Si tratta di una concezione proprietaria dell’amministrazione, per cui se comando io ho il diritto di beneficiare chi voglio (preferibilmente chi mi porta voti). L’amministrazione usa lo IOM, il Palio, le società sportive, le società di volontariato a fini elettorali. Ci sta, così si è fatto sempre. Ci sta un po’ meno che ci si arrabbi e si offendano le persone quando qualcuno osa farlo notare. Senza pretendere di coinvolgere la magistratura, perché politica e penale operano su due piani diversi e nessuno ha voglia anche solo di insinuare che la benemerita associazione o il bravo scrittore, o il dirigente che fa il suo dovere debbano essere messi in discussione. In Consiglio comunale si fa politica e certe scelte sono inopportune, stop. “E allora fammi causa” è invece la classica risposta del prepotente.
Biodigestore
Che l’amministrazione tenga molto al biodigestore, che in effetti rappresenta un affare di grande rilevanza economica, si vede dal fatto che Sindaco, assessori e consiglieri di maggioranza lo tirano dentro anche dove c’entra poco o nulla. In questi ultimi tempi la perla più rilevante sta nel fatto che l’amministrazione jesina lamenta come in ATA non sia stata effettuata “un’analisi delle forme di realizzazione e gestione dell’impianto”. Giusto. Per onestà intellettuale dovrebbe essere aggiunto un piccolo particolare. Nemmeno nell’atto di indirizzo passato in Consiglio a Jesi c’è questa analisi. Si è discusso invece (e tanto) della localizzazione alla Coppetella, salvo poi che il Sindaco ha individuato in autonomia una localizzazione diversa (ex Sadam).
Ma soprattutto il fatto che Jesi proponesse di affidare la maggioranza ai privati è il classico coniglio dal cilindro, un “dettaglio” comparso solo nell’ultima versione della bozza dell’atto di indirizzo accettato senza fiatare dalla granitica maggioranza impolitica che caratterizza il Consiglio comunale jesino.
Jesi in comune da parte sua non è pregiudizialmente contraria al biodigestore, anzi. Solo ci sono tre questioni da definire da molti mesi ormai, e il ritardo non è certo colpa del Consiglio comunale di Jesi:
– La gestione. Maggioranza pubblica o privata? Per Jic meglio pubblica, Bacci propone la maggioranza privata come una pregiudiziale); la localizzazione (abbiamo discusso per mesi della Coppetella, nel giro di una nottata Bacci ha cambiato idea e si è fatto approvare un atto che gli ha permesso di spostare il progetto nell’area ex Sadam. Ok, probabilmente è meglio. Ma è stata fatta la bonfica? chi lo sa….
– Il dimensionamento. L’attuale dimensionamento è giustificato per un biodigestore unico che avrebbe dovuto bastare alal esigenze della provincia, e anche dall’assenza di politiche efficaci di riduzione del rifiuto Senonché in fase di realizzazione più avanzata c’è un’altro biodigestore. Non sarà il caso di ridimensionare il piano dell’ATA? Altrimenti ci ritroveremo ad importare rifiuti.
Altre questioni tratte durante il primo Consiglio comunale di maggio
Con una mozione unitaria è stata conferita la civica benemerenza ai martiri di Montecappone
E’ stata sfruttata la possibilità di rinegoziare i muti con la cassa depositi e prestiti in modo da allungare le scadenze.
Il secondo consiglio comunale di maggio
Nel secondo consiglio comunale di maggio è stata bocciata una mozione dei cinque stelle con la quale si chiedeva di rinviare i lavori per il rifacimento di Corso Matteotti in considerazione del difficile momento attraversato dai commercianti, prima a causa dei lavori su piazza Pergolesi che si sono protratti molto più a lungo di quanto preventivato, poi per lo stop imposto dal covid 19.
Noi abbiamo già spiegato più volte la nostra posizione.
Favorevolissimi ai lavori che aspettano da vent’anni (gli ultimi 8 dei quali a guida di questa amministrazione) ma già dell’autunno scorso – quando ancora non era stato pubblicato il bando per l’appalto – abbiamo proposto di rinviare ancora per qualche mese in ragione dell’eccezionalità della situazione. In effetti quest’intervento non potrebbe cadere in un momento peggiore, ma l’amministrazione non ha voluto dare ascolto né all’opposizione, né ai commercianti e le pratiche amministrative sono andate avanti spedite fino ad oggi.
Evidentemente c’è la volontà di chiudere questo importante cantiere durante la prossima campagna elettorale per incassare i dividendi di un’opera che in questo modo porterà la firma dell’attuale sindaco.
Le altre pratiche
Tra gli atti da segnalare l’ennesima modifica dello statuto di Jesiservizi per poter affidare (in futuro) alla partecipata anche lo sfalcio dell’erba. Jesiservizi diventa sempre più un comune-bis, e non è proprio la stessa cosa di un’amministrazione pubblica, non fosse altro perché la gestione sfugge a quella visibilità che caratterizza l’amministrazione per profittare di logiche e flessibilità che caratterizzano le aziende.
E’ stato poi approvato il rendiconto di gestione, e lo spieghiamo qui: https://www.jesiincomune.it/avevano-scherzato/
Infine è stata approvata la possibilità di chiedere ed ottenere la sospensione delle quote capitale di alcuni mutui contratti con istituti privati, quote che verranno saldate in coda al piano di restituzione. Un provvedimento che fa il paio con quello analogo della seduta precedente, che riguardava i mutui contratti con la Cassa depositi e prestiti e che fa parte del “pacchetto” di provvedimenti con i quali si cerca di far fronte ai problemi anche finanziari cagionati dall’emergenza coronavirus.
About The Author
Samuele Animali