Report del Consiglio comunale del 28 Gennaio 2022
Tre atti riguardano la vertenza caterpillar.
Il primo è un ordine del giorno proposto ed approvato all’unanimità che esprime solidarietà ai lavoratori CAT. L’atto è stato predisposto dalla maggioranza e le osservazioni di Jesi in comune sono state accolte solo in piccola parte. Ma si è ritenuto che fosse importante dare un segnale da parte di tutto il Consiglio comunale.
Il secondo riproduce un ordine del giorno di qualche mese fa che riguardava la vertenza Elica. Propone, come in quel caso, un atto insieme concreto e simbolico quale il versamento del gettone istituzionale dei Consiglieri alla cassa di resistenza dei lavoratori. L’ordine del giorno dell’Elica era stato approvato all’unanimità e poi interpretato da alcuni nel senso che ciascuno fosse libero di scegliere se versare o meno (e in effetti non risulta che poi i consiglieri di maggioranza l’abbiano fatto). In questo caso l’ordine del giorno è stato respinto dalla maggioranza. Sinceramente difficile spiegare i motivi, per cui conviene andare ad ascoltare direttamente il dibattito.
Il terzo è una risoluzione con la quale i consiglieri di maggioranza NON si impegnano a devolvere il gettone di presenza alla cassa istituita dai sindacati, ma fanno appello al (proprio) buon cuore. Con modalità vaghe e comunque “da concertare”. Tenendo conto che già la RSU ha istituito una cassa di resistenza appoggiata su banca etica, si tratta di una risoluzione pure giuridicamente inapplicabile in quanto contraria al Regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale. Ai sensi del quale (art. 41 c. 2) le risoluzioni “impegnano il Sindaco e la Giunta”. E non i singoli consiglieri. Come è logico. Per la loro natura di atti politici non possono generare obblighi in capo a privati (altra cosa è il gettone del consigliere, che è collegato all’esercizio di funzioni pubbliche ed erogato dall’amministrazione). E poi approvato il primo questo sembrava aria fritta. Per disinnescare l’ammunina sul gettone di presenza.
E’ stata approvata in via definitiva la variante Campania – Don Minzoni. Che prende atto di ciò che è successo in questi anni nonostante la pianificazione (non è stata realizzata la scuola che era prevista, il mercato ortofrutticolo si è svuotato, è stato costruito il distributore di via Cartiere vecchie senza allargare la via ecc.). Gli interventi “compensativi”, a favore della vivibilità del quartiere (un ponticello sul Granita, l’allargamento del corridoio ecologico…), vengono rinviati a quando i privati decideranno di attuare loro propri piani di recupero. Gli oneri di urbanizzazione versati dal benzinaio di via Cartiere vecchie da delibera risultano impiegati in loco solo per piccola parte (4500 euro per i marciapiedi attorno al distributore a fronte di un totale di oltre 70mila euro entrati nelle casse del comune).
Viene prorogata la validità del piano generale degli impianti pubblicitari per affissioni e del piano generale degli impianti pubblicitari. I piani risalgono a 30 anni fa! L’amministrazione assicura che è stato conferito l’incarico per arrivare ad una proposta di revisione.
Tra le interrogazioni particolarmente interessante quella che chiede un aggiornamento sul previsto insediamento di una grande struttura logistica Amazon alla Coppetella, zona interporto. Soltanto ora (la prima richiesta di variante è del 28/9/20) il Sindaco ha fornito i chiarimenti che si venivano chiedendo da diversi mesi (“potevate fare un accesso agli atti” sic). Parliamo di una struttura di 50 ha la metà dei quali coperti che secondo il Sindaco “non dovrebbe essere nemmeno oggetto di delibera”, in quanto quello spazio era già stato destinato all’Interporto. Senonché, a parte il fatto che alcune edificazioni vengono spostate su zone già destinate a verde, non sembra proprio indifferente che al posto di un centro intermodale pubblico – il cui eventuale sviluppo ad ogni modo sarà bloccato – venga insediata una multinazionale privata che non sarà al servizio della struttura produttiva territoriale o di quel che ne rimane ma ovviamente di sé stessa. Senza contare poi gli effetti, positivi e negativi, sul tessuto produttivo, sulla viabilità, sull’occupazione….. Quando il Sindaco minimizza dicendo che “non cambia nulla” c’è da rimanere allibiti.
La tempistica del completamento dei lavori presso la scuola Martiri è oggetto dell’ennesima interrogazione, l’esilio degli studenti doveva durare giusto qualche mese, è durato anni, con trasferimenti ripetuti nel mentre; l’assessore ora dice che riaprirà a settembre.
La segnaletica verticale da anni è senza manutenzione, con cartelli errati, sbiaditi, danneggiati e nonostante le ripetute segnalazioni rimaste lettera morta. A parte il decoro, sono evidenti i disagi per chi viene da fuori e cerca il Tribunale o l’Università o Jesi park (chiusi), un parcheggio gratuito (al Mercantini c’è scritto che è a pagamento!) e così via. Per non parlare della segnaletica orizzontale e dello stato degli attraversamenti pedonali. Si è discusso infine del nuovo ospedale di comunità che era stato annunciato a Jesi ma poi non si capisce bene se le notizie apparse sui giornali fossero vere o cosa.
Un ultimo accenno riguarda le comunicazioni del Sindaco. La sistemazione del Centro ambiente, a fronte della possibilità di allontanarlo dal quartiere San Giuseppe, è stato uno dei grandi motivi di attrito con la cittadinanza durante questo mandato. Sembra mistificatoria l’osservazione del Sindaco secondo cui il Comune cancellando il piano di recupero avrebbe “evitato una cementificazione”. In primo luogo non va confuso lo strumento (la STU) con l’obiettivo (il piano di recupero). In secondo luogo i problemi sono arrivati anche da circostanze imponderabili quali lo scoppio della bolla immobiliare del 2008 (e anzi questa stessa giunta aveva tentato di salvare il piano, intercettando dei finanziamenti, non riuscendoci). MA soprattutto e ad onor del vero nel piano di recupero erano previste si abitazioni, ma anche servizi pubblici e verde e riguarda (riguardava) una zona molto più ampia rispetto a quella attualmente occupata dal centro ambiente. L’idea di intervenire in maniera integrata sul quartiere è stata invece abbandonata, realizzando invece alcuni interventi puntuali più o meno condivisibili (il parcheggio di via Garibaldi, la torre Erap, l’aggiornamento del centro ambiente, i lavori alla Federico II).
Infine le telecamere. Che risolvono i problemi del centro storico, secondo il Sindaco. Ci permettiamo di dubitare. Potrebbero spostare il problema di qualche metro, sicuramente aiutano la repressione. Non sono molto efficaci sulle questioni che non invadono il campo sanzionatorio e penale in particolare. Andrebbero affiancate da maggiori controlli e da un maggiore presidio del territorio, non solo delle forze dell’ordine ma anche di operatori sociali. Inoltre da provvedimenti che riguardano il decoro (pulizia, bagni pubblici). Anche un miglior controllo amministrativo degli esercizi commerciali che debbono essere in regola con requisiti di ordine sanitario. Occorre poi, su tempi più lunghi, attuare politiche educative più incisive, promuovere occasioni culturali e di svago alternative rispetto allo sballo notturno, agevolare interventi nella gran parte del centro storico che non è stata toccata dalle opere che hanno riguardato solo l’asse via Pergolesi – corso Matteotti, restituire vivibilità al centro storico nella sua interezza per contrastare l’esodo dei residenti e delle attività differenti dalla mescita di alcolici, valorizzando altre funzioni del quartiere (residenza, cultura, servizi, artigianato). E soprattutto farlo in dialogo con i residenti e con gli operatori economici, valutando ed accogliendo anche le loro proposte.
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Samuele Animali